La “Regla de Ocha” o Santería: la religione Yoruba a Cuba

A cura di Franca Áimone Chiorat

La tradizione sapienziale nota a Cuba come “Regla de Ocha” o “Santería”, affonda le sue radici nell’Africa Occidentale, precisamente in Nigeria, Benin, Togo e Sierra Leone, luoghi di stanziamento del vasto gruppo etno-linguistico Yoruba. Durante tutto il periodo della tratta degli schiavi, fu trasportata insieme ad interi gruppi di persone deportate, imbarcate a forza e destinate in diverse vie del mondo: Cuba, Brasile, Haiti.
Le sue profonde e forti radici si caratterizzano per la complessità della visione, il rispetto dell’essere umano nella sua totalità, l’inclusione di tutti coloro che ne sentano il richiamo a prescindere dalle origini di provenienza, dalle diverse estrazioni culturali o sociali e perfino dall’appartenenza ad altre Fedi religiose o culti paralleli.
La grande forza spirituale e vitale del popolo Yoruba, gli diede la capacità di resistere e, in seguito, di reagire allo stato di segregazione, alle ingiustizie e agli oltraggi a cui veniva sottoposto dagli oppressori.
Strappati alle loro radici, alla loro terra e ai loro affetti, gli Africani del grande Regno Yoruba approdarono come schiavi nel cosiddetto Nuovo Mondo in modo violento e forzato, unitamente a gruppi di diverse etnie. Le condizioni disumane e le repressioni spietate cui venivano sottoposti avevano, oltre lo sfruttamento, l’obiettivo di piegare qualsiasi senso di dignità, di speranza, di ribellione e tentativo di fuga. I colonizzatori europei miravano a sradicare completamente i prigionieri dalla storia del loro popolo, a indebolire il loro senso di unità e appartenenza, la loro memoria delle origini, soprattutto quella relativa alle tradizioni sacre con l’insieme dei codici rituali, per togliere loro una fonte di forza e convertirli ai propri costumi, ai propri codici morali e religiosi, il più importante dei quali era certamente la religione cattolica.
Gli schiavi vivevano senza nessuna dignità umana negli spazi delle proprietà del padrone. Erano trattati come animali e veniva negato loro qualsiasi sollievo. Nonostante ciò, a poco a poco riuscirono a raggrupparsi e a riorganizzare la loro ancestrale spiritualità, rendendola nuovamente forte e viva, tanto da essere ancora oggi un forte punto di riferimento in continua espansione e trasformazione.

Il sincretismo
“El que no tiene de Congo tiene de Carabalí” (chi non ha qualcosa del Congo ha qualcosa dei Carabalí) è un proverbio cubano che si riferisce alla miscela variegata di provenienze, culture e tradizioni che hanno dato vita alla composizione del popolo cubano.
Vista infatti la grande varietà di tribù che convergevano negli stessi territori, l’obiettivo principale degli schiavi Yoruba era ricostruire la propria cultura. Gli europei si riferivano spesso a loro con il termine “Akú”, derivato dal suono delle formule di saluto utilizzate. Gli schiavi, per identificarsi, iniziarono ad usare lo stesso termine dei loro padroni, Akú, divenuto poi “Lucumí, da “O luku mi”, che significa “Amico mio” in alcuni dialetti Yoruba. In questo modo riuscirono a preservare la loro tradizione spirituale e religiosa attraverso un meccanismo ingegnoso e creativo, che dimostrò anche una grande capacità di studio, analisi e sintesi: il sincretismo.
La proibizione da parte dei colonialisti di praticare le loro usanze religiose, indusse gli schiavi a utilizzare i nomi dei santi cristiani, invece di quelli delle loro Divinità/Orichas, sulla base delle numerose similitudini con le figure di riferimento del Pantheon Yoruba. Il 29 giugno, ad esempio, è il giorno dedicato a Oggún, Orichas del Ferro, sincretizzato con San Pietro. E’ interessante notare che in quello stesso giorno gli schiavi del Nuovo Mondo, ovunque si trovassero, celebravano il culto di San Pietro.
Il sincretismo non si esaurisce certo nella semplice associazione dei santi cristiani alle divinità africane, ma ne ricerca le reali e profonde similitudini. Il processo di analisi e sintesi iniziò quindi nel nome di un autentico intento di armonizzazione delle diverse sensibilità religiose delle varie tribù e religioni. Le colonie, infatti, praticarono la tratta senza criterio alcuno e quando gli schiavi arrivarono nelle Americhe, membri di diverse religioni e gruppi etnici si ritrovarono forzatamente e indistintamente aggregati, così come le loro tradizioni. A ben vedere, queste ultime differivano certo per il linguaggio ed altri specifici fondamenti, ma erano tutte figlie di una unica e comune matrice: l”Animismo”.

Mitologia
L’aspetto più importante della religione Yoruba sta nella sua mitologia, nel profondo simbolismo esoterico e nelle pratiche intrise di fervore che nel tempo hanno subìto importanti trasformazioni, ma a dispetto dell’influenza dell’iconolatria cattolica dei padroni spagnoli, si è conservata forte e viva nello spirito dei credenti. La necessità di adattare alla religione dei bianchi le loro credenze, generò uno studio, una comparazione, una elaborazione dei simboli.
Il sincretismo nacque quindi probabilmente in modo naturale e spontaneo, originando una sintesi di culto che ancora oggi a Cuba viene denominata “Santería”, dalla parola “santo”. Il termine, sebbene utilizzato spesso anche dagli stessi fedeli, in realtà è una semplificazione frettolosa – e quindi tipicamente occidentale – per identificare un sistema sapienziale in realtà vastissimo e complesso, basato su antiche conoscenze di natura sciamanica e su esperienze molto diverse da quelle occidentali odierne. L’uso riduttivo, dunque, riflette “ansia di definizione” per liquidare con una etichetta un complesso di conoscenze di cui non si dispone di adeguate chiavi di decodifica, e che andrebbe invece affrontato con paziente e consapevole rispetto.

Orichas
Gli Orichas sono le emanazioni di Oloddumare, o Dio Onnipotente. Governano le forze della natura a noi visibili e invisibili. Si riconoscono e sono riconosciuti attraverso i loro diversi numeri e colori, che racchiudono il simbolismo delle loro diverse funzioni e caratteristiche. Ognuno ha i suoi cibi preferiti ed è custode di specifici individui del regno animale, vegetale e minerale.
Nonostante le Divinità del Pantheon Yoruba siano molteplici, possiamo considerare monoteista la concezione di questa Religione, basata su un’unica Entità Creatrice, onnicomprensiva ed onnipotente, che governa tutto l’Universo, permeandolo con il suo “Aché”, la Forza Vitale cosmica.
Il concetto del “Grande Mistero” dei Nativi, l'”Uno”, il “Dio Madre/Padre”, si esprime presso gli Yoruba attraverso la Trinità di Olofi-Olorun-Oloddumare. Oloddumare è l’Universo; Olorun è il Sole; Olofi è la forza creatrice.
Il pantheon Yoruba consta di ben 401 divinità. La complessità della sua cosmologia ha portato gli studiosi occidentali a confrontare la società yoruba con la Grecia antica.
Il Dio yoruba non ha templi in suo onore, viene invocata la sua Benedizione. La religione Yoruba afferma che quando una persona muore, la sua anima entra nel regno degli Antenati, da dove continua ad avere influenza sulla Terra. Ecco perché il culto degli Antenati, gli Eggun, riveste un ruolo fondamentale nella religione Yoruba. Nessuna cerimonia o festa rituale ha inizio senza aver prima reso omaggio o interrogato gli Eggun…

Lingua
La lingua Yorubá, che appartiene al grande gruppo delle lingue subsahariane, fu inizialmente chiamata Ulkumi dai primi navigatori tra il 1650 e il 1730. Gran parte del suo vocabolario è costituito da parole monosillabiche oppure polisillabiche in cui possono essere isolati i monosillabi. Poiché si tratta di una lingua tonale, la combinazione di una consonante con una delle sette vocali produce uno di tre toni che assume tre significati diversi.
E’ sufficiente che un neofita assista a un rituale o ascolti recite o preghiere per avvertire il peso della barriera idiomatica sulla comprensione del rito.
Costretti a cambiare lingua, geografia e perfino fede, i prigionieri si aggrapparono come a una scialuppa di salvataggio alla loro visione del mondo e alla loro cultura e, impossibilitati a chiudere la porta alla cultura dominante, ribadirono la loro origine e la loro ricca tradizione.
Lo Yorubá si ritrova nei rituali che riconoscono la presenza di questa cultura a Cuba, ma anche in Brasile e da molto tempo in Argentina, Uruguay, Venezuela ed altri Stati americani ed europei. A Cuba è riconosciuta la più autentica conservazione e trasmissione dell’idioma originale.
Benché vi siano ben pochi autorevoli “iniziati” cubani in grado di parlare il dialetto Yoruba in modo fluente, l’idioma vive attraverso gli innumerevoli racconti mitologici narrati nei Canti rituali, nelle invocazioni e nelle preghiere.
(Continua)

Vai al GLOSSARIO

Bibliografia
Ecured, Enciclopedia Cubana
Ago Ya O Ilé Orichas (Benvenuti nella casa degli Orichas), di Franca Áimone Chiorat
Gli Orishas a Cuba, di Natalia Bolivar Aróstegui