Mercoledì 23 ottobre, nei locali della biblioteca del Circolo di Lettori di Torino, si è svolta la conferenza dal titolo Danza, orgoglio tecnica e passione organizzata dal Centro Studi Italia Cuba sotto l’auspicio del TorinoDanza Festival.
L’evento rientrava nel fitto programma di iniziative organizzate dall’Ambasciata della Repubblica di Cuba in Italia nel quadro delle Giornate della Cultura Cubana in Italia per la commemorazione dei 500 anni dell’Avana, Patrimonio Universale dell’Umanità.
Prestigiose relatrici della serata sono state: Elisa Guzzo Vaccarino, critico e storico di danza e autrice del libro “Cuba Danza” di imminente pubblicazione per Gremese; e Laura Domingo Agüero, coreografa, scrittrice, docente, regista audiovisiva e membro dell’Unione Nazionale degli Scrittori e Artisti di Cuba (UNEAC). A fare da anfitrione e a presentarle al numeroso pubblico: Pietro Guarini, segretario del Centro Studi Italia Cuba. Presente anche, in rappresentanza dell’Ambasciata Cubana in Italia, Lisset Argüelles Montesinos, Addetta Culturale.
La conferenza, che è stata dedicata all’immensa Alicia Alonso da poco scomparsa, è iniziata con l’omaggio canoro di Ileana Jimenez, laureata alla Escuela Nacional de Música dell’Avana, che ha cantato l’inno di Cuba.
Come ha ben spiegato Pietro Guarini, il Centro Studi Italia Cuba ha di buon grado raccolto l’invito a presiedere la conferenza perché il senso e l’obiettivo della serata – diffondere una conoscenza dell’Isola e della sua espressione culturale libera dai filtri e dalle distorsioni dei luoghi comuni – rientra esattamente nella “missione” che il Centro Studi ha voluto darsi. Il linguaggio della cultura, dell’arte e, nel caso specifico della serata, della danza, arriva in soccorso dove le parole potrebbero non bastare a dimostrare lo spirito di un popolo che, a dispetto della fatica dovuta alla lotta contro le vessazioni di una guerra economica che subisce da 60 anni, continua a resistere ribadendo la propria autonomia e identità per il rispetto che si deve alla propria storia, e allo stesso tempo si volge senza timore al futuro, pronta a raccogliere ogni occasione di crescita attraverso l’incontro con altre culture e altre sensibilità. Identità e apertura sono due delle parole d’ordine della “cubanità” che solo secondo certi canoni oggi molto diffusi alle nostre latitudini potrebbero sembrare in antitesi.
Gli interventi delle relatrici sono stati accompagnati da alcuni video che hanno suggestionato gli appassionati dell’arte della danza. In particolare, Laura Domingo Aguero ha mostrato due clip: nel primo – scritto, progettato e realizzato da lei stessa – un gruppo di ballerini interpreta la struggente coreografia che si sviluppa tra le rovine dei quartieri abbandonati dell’Avana. Il secondo, anch’esso scritto e diretto da Laura, è stato realizzato in collaborazione con il Balletto Teatro di Torino di Loredana Furno (gradita ospite in sala insieme a Franca Áimone Chiorat, riferimento del nostro Centro Studi per ciò che riguarda i progetti artistici e culturali), la Fondazione Piemonte dal Vivo e la Lavanderia a Vapore di Collegno. La coreografia, di fortissimo impatto emotivo, si sviluppa nelle strade della vecchia Avana. I balletti rappresentati nei due filmati costituiscono un esempio della collaborazione tra Italia e Cuba e del reciproco desiderio di conoscenza. “Per me – ha raccontato Laura – è stata una piacevole sorpresa ritrovare nelle Compagnie di ballo torinesi lo stesso senso di identità e appartenenza che anima noi cubani e che per noi è così importante e irrinunciabile”.
Anche Laura ha voluto ricordare Alicia Alonso, stella polare per chiunque a Cuba – e non solo – voglia intraprendere un qualsiasi percorso nell’universo della danza. In realtà, ha sottolineato Laura, sono tre gli “Alonso” che a Cuba costituiscono il riferimento nel mondo della danza: Alicia, modello ineguagliabile di ballerina e coreografa; Fernando, che ha “sistematizzato” la metodologia dello studio della danza; e Alberto, coreografo. Alicia era unica perché non era solo una brava ballerina, tecnicamente virtuosa e pressoché perfetta, ma anche e soprattutto una brava interprete che sapeva calarsi nei personaggi mettendoci sempre un pezzo di sé e mettendosi sempre in gioco. Alicia sapeva “giocare” con i personaggi e con gli stili, ha ricordato Laura, una cosa che oggi si va perdendo per le dinamiche del mercato tendenti a una strisciante omologazione, perché i canoni di selezione dei concorsi sono rigidi, ripetitivi e lasciano poco spazio a ciò che gli interpreti si portano dentro. La Scuola cubana di danza, ha proseguito Laura, è ricca di contenuti perché ha questi tre esempi come riferimento e continua quindi a coltivare i valori della tradizione, sempre aperti però alla fusione e all’incontro con altre esperienze.
Il riferimento che Laura ha fatto a Chimamanda Ngozi Adichie, giovane scrittrice nigeriana, non poteva non suscitare un sussulto di emozione a noi del Centro Studi e a quanti come noi sostengono l’importanza di mantenere viva la voce di tutti i popoli. Chimamanda, nella sua opera di scrittrice e intellettuale del Terzo Mondo, mette in guardia sul pericolo della “Storia Unica”, ovvero della Storia raccontata da una sola e unica prospettiva, che oggi corrisponde tipicamente a quella occidentale. Chimamanda, ricorda Laura, parla del suo campo di competenza, della letteratura, ma è pacifico che la stessa cosa debba valere in tutti i campi della conoscenza e dell’arte.
Elisa Guzzo Vaccarino non ha esitato a raccogliere lo spunto sollecitato da Laura: “Pur da un’ottica fatalmente totalmente occidentale – ha esordito – ho intenzione di riprendere questo tipo di riflessione in un mio prossimo libro, dove vorrei parlare sul tema dei confini e dei conflitti, convinta come sono che dobbiamo assolutamente riuscire a coltivare uno sguardo più ampio, che vada oltre gli schemi e gli stili”. Proprio oggi mi chiedevano – ha proseguito Elisa – se esista uno stile cubano della danza. Esiste, eccome. Esiste e si insegna nelle scuole. Forse, il rischio di non riuscire ad andare oltre certi schemi è proprio quello di non vedere ciò che nasce e cresce nel solco di altri canoni e di altre sensibilità. L’energia dei danzatori cubani è qualcosa di unico e speciale, forse è il calore e il colore dei Caraibi che sciolgono la muscolatura, o chissà cosa. C’è una radice africana, ma c’è dell’altro. Anche sotto questo aspetto sono tanti gli spunti che potremmo trarre dalla storia della nazione cubana, dalla sua capacità di fondere e sincretizzare generi e culture diverse conservando un profondo legame con le proprie radici storiche.
Elisa ha spiegato che il balletto è molto popolare a Cuba e non costituisce un fatto elitario o esclusivo o per specialisti, probabilmente anche per l’attenzione ad esso riservata dai media, dalle frequenti programmazioni televisive. Per apprezzare il balletto, a Cuba, non è necessario comprare il biglietto alla Scala, ma vi sono moltissime opportunità alla portata di tutti.
Ai nomi di riferimento dell’universo della danza cubana Elisa ha aggiunto quello di Ramiro Guerra, scrittore, traduttore, saggista e personaggio di grande cultura che ha gettato le basi della “tecnica cubana” e ha formato almeno tre-quattro generazioni di danzatori contemporanei. Elisa ha quindi ripreso lo spunto accennato da Laura in merito alle tracce di “italianità” nel percorso professionale di Alicia in quanto allieva di un maestro italiano, Enrico Zanfretta, nato nel 1864 a Venezia. Infine, ha anche ricordato quanto sia stata importante Torino nella carriera artistica di Carlos Acosta, altra stella del firmamento della danza cubana la cui biografia cinematografica sta passando nelle sale italiane proprio in questi giorni con il titolo “Yuli, danza e libertà”.
Il racconto di Laura e la “lezione” di Elisa sono proseguiti mostrando e dimostrando quanto spiegato e affermato attraverso alcuni clip che hanno affascinato e ammaliato il pubblico.
Chi se li fosse persi e chi voglia tornare a farsi emozionare, può ascoltare gli interventi di Laura ed Elisa guardando la registrazione dell’evento su Youtube, cliccando sull’icona qui sotto.