La Giornata Internazionale dell’Infanzia è stata istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1956, per la fratellanza e la comprensione tra i bambini del mondo.
L’ONU convenne che ogni paese dovesse promuovere attività di coinvolgimento diretto dei più piccoli in ogni cosa, piccola e grande, importante e non, della vita di tutti i giorni.
Nel segno dell’eredità lasciata da José Martí, Cuba ha dedicato gran parte delle sue risorse e del suo lavoro ai suoi bambini. La realtà dell’infanzia a Cuba, che celebra la data dal 1963, è molto diversa da quella di altri paesi, in cui oltre 250 milioni di bambini dai cinque ai 14 anni vengono sfruttati in lavori spesso massacranti e altri 130 milioni non ricevono neanche la minima istruzione.
Nell’atto di apertura del Primo Congresso Nazionale degli Insegnanti Rurali, in piena campagna di alfabetizzazione promossa dalla Rivoluzione, il 27 agosto 1959 Fidel Castro disse: “Come possiamo spiegare al mondo il nostro impegno per l’infanzia? Solo in un modo: promettendo solennemente che non ci sarà mai più un solo bambino senza scuola, che è l’unico modo per assicurare lo sviluppo e il benessere di tutti i nostri figli. Non ci sarà mai più un solo talento non svelato. Non ci sarà una sola intelligenza senza opportunità, né un singolo insegnante senza vocazione. Questo significa far convergere tutti gli interessi della nazione, dell’insegnante e del bambino. Saremo compensati del piccolo sacrificio di oggi con un futuro che non si può comprare neanche con tutto l’oro del mondo: la soddisfazione di aver servito il Paese”.
In moltissime altre occasioni Fidel tornò sull’importanza dell’educazione e del benessere dell’infanzia: “I bambini di oggi sono i cubani di domani. Devono essere curati come pilastri su cui fondare un’opera bella e utile. Tutti i bambini devono essere felici. Per i bambini felici abbiamo lottato, per loro molti patrioti hanno dato la vita”.