Nella giornata di ieri, 19 giugno, presso l’ospedale Covid delle OGR, a Torino, si è svolto il simposio dei medici che vivono e lavorano in questo singolare e straordinario progetto.
Il responsabile del coordinamento medico ha aperto l’incontro descrivendo il contesto in cui il progetto è nato e si è sviluppato, senza trascurare gli aspetti legati alle esperienze personali e di gruppo.
L’impianto – è stato spiegato – è molto di più di un ospedale da campo: realizzato sulla base di altre esperienze talora anche molto negative, ha adottato un modello assolutamente originale, di portata realistica e scala proporzionata e compatibile con le specifiche caratteristiche e possibilità del territorio.
La veloce ma esaustiva premessa, attraverso l’illustrazione del fenomeno pandemico a livello mondiale, continentale e nazionale e con dettagli sulle specificità italiane e cubane, ha fornito un quadro di riferimento molto chiaro e un’idea molto precisa delle difficoltà incontrate nello sforzo di governare clinicamente un fenomeno all’inizio pressoché sconosciuto. Un’analisi così completa non potrà mancare, in futuro, di costituire un impareggiabile spunto per riflessioni di varia natura.
In rapida successione, gli specialisti hanno quindi raccontato la propria esperienza personale, sia in termini professionali che umani, rivelando con grande evidenza un comune denominatore: per tutti, la partecipazione a questa esperienza ha rappresentato in qualche modo una svolta.
Chiamati a dare il proprio contributo a una realtà che andava costruita dal nulla, in un contesto inedito e se vogliamo anche molto significativo sotto l’aspetto simbolico, tutti si sono spogliati di abitudini e modus operandi consolidati e si sono per così dire reinventati assumendo come “stella polare” un unico, chiaro e grande obiettivo: salvare vite.
Dovendo costituire una piattaforma autonoma e autosufficiente, tutte le specializzazioni necessarie dovevano essere reperibili immediatamente all’interno dell’ospedale. L’esperienza e l’aiuto dei medici cubani è stato fondamentale per costruire un’organizzazione e un clima che ha posto il malato al centro, dal momento che per loro l’approccio multidisciplinare costituisce la regola. I pannelli da essi realizzati per raccontare e descrivere alcuni casi di pazienti dell’ospedale e che tappezzano le pareti dello spazio dedicato alla conferenza, testimoniano, tra l’altro, che l’occasione dell’ospedale OGR è stata colta al volo anche per sperimentare innovativi approcci multidisciplinari.
Non sono mancati i risvolti emotivi. Alcuni medici hanno espresso sentimenti di “sana invidia” nei confronti dei colleghi giovani che hanno iniziato la loro carriera con questo speciale “battesimo” destinato a segnare la loro memoria come professionisti e come uomini, e ha auspicato che questa esperienza non rimanga un episodio, ma diventi oggetto di studi mirati a ripensare e ridiscutere principi e dogmi della pratica medica che nel nostro mondo appaiono consolidati.
Tutti hanno espresso sorpresa e meraviglia anche per l’esperienza di condivisione con un’equipe medica straniera che, a dispetto dei timori e delle difficoltà iniziali, ha infranto un tabù e rivelato che la cooperazione internazionale non solo è possibile, ma è anche foriera di grandi risultati se alla preparazione e alla disponibilità, si unisce etica e sensibilità.
Questi concetti sono stati ripresi dal breve ma emozionante discorso che l’Ambasciatore della Repubblica di Cuba in Italia, José Carlos Rodriguez Ruiz, ha tenuto in chiusura dell’incontro e del quale pubblichiamo qui la registrazione video, gentilmente concessaci dagli amici di AICEC, infaticabili motori e facilitatori di questa straordinaria esperienza.
Il video successivo, invece, mostra la performance di Ileana Jiménez, rappresentante del gruppo dei volontari che supportano il funzionamento dell’ospedale per gli aspetti logistici e organizzativi. Ileana è cubana, vive a Torino ed è una cantante. Ieri ha fatto gli “straordinari” svolgendo un compito aggiuntivo rispetto a quelli di tutti i giorni: in perfetto stile cubano, ha contribuito a creare quella tipica atmosfera di “formalismo informale” di cui i cubani sono formidabili esperti, capaci come sono di affrontare e svolgere qualsiasi compito con grande serietà e impegno, ma sempre con leggerezza.