La guerra contro Cuba è un documentario del giornalista e regista nordamericano Reed Lindsay. Pensato e realizzato in una piccola serie di sei brevi episodi, il film è prodotto da Oliver Stone e Danny Glover.
The War on Cuba, questo è il titolo originale della serie, offre uno sguardo dall’interno sugli effetti delle sanzioni degli Stati Uniti contro Cuba.
La giornalista cubana Liz Oliva Fernández ci guida e accompagna alla ricerca degli effetti della guerra economica degli Stati Uniti contro Cuba con un approccio fresco e brillante, con un giornalismo di qualità, leale e autentico come quello di una volta.
Attraverso di lei si ha la possibilità di parlare direttamente con la gente comune e conoscere senza intermediazioni le storie di Cuba mai raccontate dall’informazione dei grandi network.
Il nostro Centro Studi Italia Cuba, che ha curato e realizzato la sottotitolazione in italiano, è orgoglioso di proseguire la collaborazione con Belly of the Beast, un collettivo costituito da giovani statunitensi per contrastare il dilagante giornalismo del pensiero unico svolgendo finalmente un autentico lavoro di inchiesta e indagine alla fonte.
Chiediamo ai nostri amici di aiutarci a diffondere, condividere e rilanciare questo film quanto più possibile.
Di seguito i link ai sei episodi.
Nei primi due capitoli (12’43” e 12’31”), la nostra “anfitriona” Liz ci parla dell’impatto del “blocco petrolifero” imposto dagli Stati Uniti sull’economia cubana e ci mostra come, nel vivere quotidiano, i cubani cerchino continuamente alternative alle scarsità causate dalle sanzioni statunitensi.
Il terzo capitolo (16’00”) si concentra sul Programma Sanitario Internazionale di Cuba sviluppato dalle Brigate Mediche del Contingente Henry Reeve. Liz parla con i medici che hanno prestato servizio in Brasile, in Bolivia e in Italia durante la pandemia di covid-19 e, naturalmente, anche con quelli che l’hanno tenuta a freno a Cuba.
Il quarto capitolo (21’22”) indaga sui misteriosi disturbi all’udito lamentati dal personale diplomatico statunitense all’Avana nel 2017. La “patologia”, attribuita a fantomatici “attacchi acustici a ultrasuoni” e denominata “sindrome dell’Avana”, è stata il pretesto per gli Stati Uniti per chiudere la sua Ambasciata e per sferrare una raffica di pesantissime sanzioni, imposte prima da Trump e poi rinnovate da Biden. La giornalista Liz intervista scienziati di entrambi i Paesi che smontano la teoria secondo cui il personale statunitense è stato in qualche modo attaccato, e mostra come i principali media abbiano deliberatamente alimentato le fiamme dell’isteria. Infine, parla con molti cubani colpiti dalla chiusura dei servizi consolari statunitensi che ha impedito la loro ricongiunzione familiare.
Il quinto capitolo (20’55”) tratta alcuni fatti di scottante attualità a cui i media internazionali hanno dato molto rilievo, ovviamente nell’ottica di screditare agli occhi del mondo il governo cubano. L’11 luglio del 2021, nelle strade di alcune città cubane, sono scoppiate manifestazioni senza precedenti. Tutti i più grandi organi di informazione le hanno descritte come un grido di libertà contro il comunismo, ma la realtà era molto più complessa. Liz indaga le cause profonde della devastante crisi economica che ha spinto Cuba sull’orlo del baratro, ci porta nei quartieri della classe lavoratrice cubana dove possiamo toccare con mano l’effetto dell’inasprimento delle sanzioni statunitensi durante la pandemia che, alla prova dei fatti, suona come un nuovo e tardivo adempimento della nota del 1960 del Dipartimento di Stato che giustifica l’embargo statunitense: “negare denaro e rifornimenti per provocare fame e disperazione, e quindi la caduta del governo cubano”.
Nel sesto e ultimo capitolo (22’38”), Liz ci spiega la sorprendente disconnessione tra la politica statunitense e la realtà cubana rivelandoci l’assurdità delle “offerte di aiuto” di Biden con donazioni di vaccini, accesso a Internet e rimesse che aggirino le istituzioni finanziarie locali. Quindi ci racconta come Biden, assecondando l’intransigenza dei cubano-americani di Miami, abbia abbandonato la sua promessa di riprendere la politica dell’era Obama. Poi ci mostra la repressione contro i manifestanti e contestualizza sia la repressione a Cuba che la presunta preoccupazione del governo degli Stati Uniti per le violazioni dei diritti umani.