Collegamento tra diritto e morale: riflessioni sul Progetto del Codice delle Famiglie

Immagine tratta da Prensa Latina

di Majela Ferrari Yaunner, Cubadebate, 31 gennaio 2022
Traduzione a cura del Centro Studi Italia Cuba

Tra poche ore inizierà in tutto il Paese la consultazione popolare sulla nuova legge sulla famiglia cubana. La pubblicazione e la socializzazione del “Progetto del Codice delle Famiglie”, ora nella sua versione 24, ha come obiettivo lo sviluppo di ampi spazi di discussione intorno ai suoi contenuti, in modo che quel corpo normativo che verrà approvato, se la maggioranza di coloro che voteranno in materia lo deciderà in un referendum popolare, sarà il risultato di una costruzione collettiva che rispecchi la nostra diversità familiare, le nostre esigenze e i nostri desideri.
L’esercizio partecipativo svolto nel processo che culminò con la promulgazione della Costituzione del 2019 pose nel dibattito pubblico importanti temi intorno alle istituzioni familiari. Soprattutto, ci ha mostrato la necessità di riflettere socialmente sull’importanza di ampliare il mantello garantista e protettore del diritto in modo che sotto questo possa essere coperto ogni persona e ogni famiglia, in armonia con la proiezione del nostro Stato in funzione di mirare ad una maggiore inclusione e sradicare la discriminazione.
La legge familiare che si trova oggi in costruzione, trova spianata la strada per la Costituzione vigente, non solo per quei concetti che essa contiene nel terzo capitolo del Titolo V, ma per i valori che, già dal primo dei suoi articoli, la Legge Suprema infonde a tutti i suoi contenuti. Le costituzioni e le leggi che ne derivano, quelle che le applicano, devono assomigliare alla società in cui devono essere applicate e ciò ha varie implicazioni. Il significato di questa idea comprende, da un lato, la necessità che si basino sulle norme quelle che sono le realtà tangibili, affinchè tutti i processi di modifica normativa rappresentino momenti potenziali per l’aggiornamento di modelli antichi che si rivelano insufficienti di fronte al progresso avvolgente della società. Ma, inoltre, nelle nuove regole si traducono anche desideri, bisogni, sogni e una visione aggiornata di ciò che è giusto, equo e corretto.
Lo sviluppo permanente della società si impone esigente in termini di Diritto, i cui organi giuridici spesso rimangono statici per anni sotto la giustificazione non sacrificabile della certezza del diritto. Il problema è che tale principio non può essere un pretesto per annacquare il Diritto in concezioni passate, ma deve necessariamente andare avanti. Anche a volte, e può essere questo il caso, il Diritto ha bisogno di spingersi avanti, di guardare e proteggere tutti e anche di educare sulla base dei suoi supremi valori di giustizia, uguaglianza, libertà e rispetto.
Il fatto è che questi si trasformano certamente in concetti astratti e talvolta relativi, mentre ciò che può essere considerato giusto per alcune persone può non esserlo per altre, e così accade per molti dei valori che si manifestano anche nelle concezioni morali prevalenti in un determinato momento storico.
È per questo e per riaprire i dibattiti sui contenuti del Codice delle Famiglie, alle porte della sua consultazione popolare, che ho trovato in ciò la motivazione per esprimere il mio punto di vista su questo scenario, come un chiaro esempio in cui si manifesta l’antichissima polemica e l’indissolubile relazione tra la morale e il Diritto. In un lavoro precedente si delineava che quest’ultimo è composto da norme che gli forniscono struttura e diventano il canale di espressione dei dettati di condotta che a partire dallo Stato ordinano la convivenza sociale, ma anche che il contenuto di tali norme, la direzione delle sue disposizioni, ricevono l’influenza diretta della cultura, l’idiosincrasia, l’ideologia, i valori morali, gli interessi politici prevalenti nella società, insomma, le sue fonti sono ampie e complesse.
Uno dei fenomeni che più colpisce nel diritto è proprio la morale, quella che si esprime in criteri prevalenti sulla convivenza, la vita, il giusto e lo sbagliato, ma, soprattutto, che si manifesta nell’agire delle persone nella società. Non intendo abusare degli spazi della filosofia, ma intendo dire che per i giuristi la morale non è stata e non può essere un fenomeno estraneo. Molto è stato discusso sulla differenza tra i due ordini, perché anche la morale contiene regole, modelli di comportamento, così come il diritto.
Tuttavia, le norme morali si delineano spontaneamente e i meccanismi che ne sostengono l’osservanza si ancorano proprio alle considerazioni più o meno maggioritarie sul bene e sul male, sui criteri di giustizia naturale, i comportamenti più o meno socialmente accettati e, quando certi canoni morali vengono violati, le conseguenze sono generalmente espresse attraverso il rifiuto di altre persone, la condanna verbale a determinati comportamenti o altri meccanismi sociali. Occorre anche chiarire che le concezioni morali sono anche segmentate, cioè, anche se si parla di una certa morale più o meno generale o comune, esistono criteri morali che possono essere identificati in certi gruppi sociali e anche per fascia d’età.
La morale individuale, da parte sua, è condizionata dall’educazione, dalla famiglia, dall’ambiente sociale e persino geografico. In questo modo, tutti noi individualmente abbiamo dei criteri morali che guidano il nostro agire, alcuni appresi dai nostri genitori, altri acquisiti per strada, gli amici, la scuola, e anche per l’integrazione di tutti loro. Riceviamo anche l’impronta del nostro tempo, della tecnologia, infine, delle nostre esperienze e del modo in cui elaboriamo tutto ciò che ci circonda e che delinea il nostro comportamento nella società.
Senza dubbio, la famiglia è uno degli scenari più importanti in cui si formano convinzioni morali ed etiche, in cui si trasmettono valori, ma anche in essa si manifestano diversi conflitti che incidono direttamente su quei valori che nel loro seno si sono appresi. Proprio per questa interazione tra famiglia e morale, anche su questo piano si intersecano un buon numero di convinzioni legate alle relazioni familiari, i loro modelli adeguati e i comportamenti accettabili. Questi possono anche essere molto diversi a seconda delle realtà familiari, delle tradizioni, della cultura, della formazione professionale e dell’integrazione sociale dei loro membri, della religione che si pratica, tra i molti altri condizionamenti.
È quindi inevitabile che, di fronte ad un processo aperto di dibattito collettivo su una legge rivoluzionaria come il Codice che viene proposto, che contiene concezioni avanzate sulla famiglia, con una visione inclusiva, pluralista e che sfida i canoni morali acquisiti da generazioni, si manifestino criteri di resistenza che si trovano ancorati in una lotta tra credenze e modelli morali incorporati in alcune persone e le nuove proposte di legge che mirano a rompere questi schemi. È in questo scenario che deve essere compreso il ruolo educatore che deve rappresentare il Diritto, questa è proprio una delle sue funzioni, quella di promuovere lo sviluppo, rompere gli schemi che possono proteggere comportamenti discriminatori e tracciare un futuro migliore per tutti.
La vita, la realtà è sempre come la immaginiamo?
Cosa significa “normale” per le famiglie?
Che una certa composizione o realtà familiare ci sia estranea, significa che non esiste?
È valida solo quella famiglia che abbiamo avuto come modello giusto?
Che si accettino e proteggano famiglie diverse da quella tradizionale, ci riguarda direttamente?
Conosciamo davvero tutto il contenuto del Codice, tutti i diritti che protegge?
Varrà la pena sacrificare una Legge tanto garantista per la collisione di una delle sue proposte con credenze o pregiudizi personali?
Un’altra questione che in questo contesto non deve essere trascurata è quella relativa al ruolo del Diritto di fronte alle realtà familiari cubane. Non tutti dobbiamo aspirare a famiglie uguali, o accettarle come modelli propri; come espressione delle nostre convinzioni morali, abbracciamo un certo modello e lo prendiamo come riferimento della nostra famiglia. Tuttavia, il Diritto ha l’obbligo di nutrire, di proteggere, di difendere le persone e i loro rapporti familiari a partire dalla diversità in cui esse convivono e si sviluppano. Questo Codice non ci impone degli stampi, ma offre una base giuridica a tutte le forme possibili, intende svolgere la sua funzione di non lasciare nessuno fuori, di abbracciare tutte le situazioni e relazioni che possono essere previste, per essere il più completo possibile nelle sue previsioni. Non si può confondere la morale con il Diritto, quest’ultimo non può perdere la sua rotta verso un migliore svolgimento della sua funzione di armonizzazione e garantista.
Una volta, in una classe, una persona metteva in discussione, all’inizio dei dibattiti sul progetto costituzionale, il controverso tema del matrimonio tra persone dello stesso sesso. Mentre esponeva le sue argomentazioni, di chiara radice tradizionale e conservatrice, pensavo solo alla confusione frequente che porta le persone a temere il diverso, anche se non lo riguarda direttamente. L’esercizio successivo consisteva nel ragionare intorno ad una donna, meticcia, che non lottava direttamente per i suoi diritti di voto, o di occupare una carica dirigenziale, come era il caso, o addirittura di sposare un uomo bianco; tuttavia, quei diritti che oggi gode e che sembrano meritati naturalmente, sono stati conquistati, prima, da altre donne e da altri neri. Le armi assiologiche di quelle lotte erano senza dubbio: l’uguaglianza, la non discriminazione, la giustizia, cioè sono le stesse fondamenta su cui oggi si fonda la possibilità che le persone omosessuali possano formare una famiglia giuridicamente protetta.
Sottolineo quest’ultima idea perché il Codice, se approvato, non ci impedirà di identificarci con l’una o l’altra famiglia, né eliminerà la discriminazione materiale in questo campo, ma eliminerà l’inequità giuridica, ci darà un diritto di famiglia dove nessuno sarà escluso. Si tratta di capire che il Diritto non può voltare le spalle a realtà latenti e dolorose di persone che non vi trovano rifugio per proteggersi da situazioni apertamente ingiuste, situazioni concrete che vanno al di là della celebrazione di un atto formale come quello del matrimonio, ma che si manifestano quando, non potendosi concertare questo, non possono neppure essere richiesti i suoi effetti protettivi per i membri della coppia.
Abbiamo preso questo tema specifico perché, in una società maschilista dove predominano antiquati stereotipi sessisti, è stato senza dubbio uno dei più controversi e contestati. È proprio un chiaro esempio di come certe concezioni morali possono diventare freni allo sviluppo giuridico. È allora che si manifestano altri valori come il rispetto e la solidarietà. È questo uno scenario per mettersi nei panni dell’altro, per capire il suo dolore, per rispettare il suo diritto alla realizzazione e alla felicità. Non dobbiamo manifestarci attraverso l’egoismo e la pigrizia, non neghiamo un futuro migliore per tutte le persone, dove l’ambito familiare sia uno spazio di realizzazione che si costruisca secondo necessità e realtà diverse.
Non ignoriamo tutto ciò che non mettiamo in discussione di questo Codice, come la protezione contro la violenza, quella offerta agli adulti anziani, alle persone disabili, oltre che molte altre situazioni simili. Non riduciamo il contenuto del Codice ai suoi postulati più impegnativi dei vecchi canoni, in modo da impedirci di soppesare e ponderare tutto ciò che nelle sue pagine ci disegna la realtà della famiglia cubana, variopinta, multicolore, Ma anche invecchiata e nel cui spazio deve intervenire il Diritto per eliminare ingiustizie e ineguaglianze.
Siamo di fronte al Codice della felicità e esiste per caso un concetto più sfuggente, impreciso e sui generis della felicità? La felicità non crede nei dogmi, le famiglie cubane hanno bisogno di infrangerli e ognuna deve potenziarla con la propria ricetta. Questo deve essere il dibattito dell’empatia, del rispetto, della costruzione di un futuro migliore con un diritto familiare che promuova la libertà, l’uguaglianza e l’amore.

Articolo originale: Las conexiones entre el Derecho y la moral: Reflexiones en torno al Proyecto del Código de las Familias