La dittatura

Bandiere di Cuba in omaggio a José Martí. Foto: Irene Pérez/ Cubadebate

Traduciamo e riportiamo il pensiero di Oni Acosta Llerena, artista, critico e fine intellettuale cubano che ci aiuta con poche parole a illustrare, da una diversa prospettiva, concetti come “dittatura”, “libertà” e ”arte”, e come i loro significati siano spesso asserviti al pensiero unico occidentale.

C’è stato un tempo in cui vivere nella Dittatura era positivo. Infatti, non era una Dittatura. Alcuni artisti hanno fatto cinema, altri hanno recitato, hanno vinto premi; altri ancora hanno fatto dischi, canzoni; alcuni hanno ballato, altri hanno dipinto.
Oggi, alcuni non vivono più nella Dittatura, sono liberi, e i vincoli che un tempo li trattenevano, finalmente, oggi si sono sciolti e li hanno liberati, o si sono liberati da soli.
Ma oggi non fanno cinema, non recitano in film o serie TV. Quasi nessuno fa dischi e nemmeno tour. Pochissimi ballano e altri non dipingono. Tutti i loro momenti di creatività artistica apparterranno alla loro storia vissuta sotto la Dittatura, e nessun momento avrà invece il sapore del mondo che cercano di disegnare come specchio dei propri fallimenti, anche se, è chiaro, ognuno è libero, e questo non lo metto in dubbio neanche lontanamente.
Alcuni ricorrono al cliché logoro e sostengono che è meglio una libertà (con limitazioni che non ammetteranno mai, ovviamente) che una Dittatura brutale e sanguinaria (che ha permesso loro spazi di creatività). Sostengono che la Dittatura ha fagocitato la loro libertà di espressione quando facevano cinema, recitavano, cantavano, registravano, ballavano… ed è per questo che hanno cercato la libertà dove realizzare la loro arte.
Sto ancora aspettando i loro film, i ruoli nei teatri o nei film, i dischi, i tour… ora che sono in libertà. Questione di prospettive.

Articolo originale: La dictadura, Cubadebate