di Rosa Miriam Elizalde, Cubadebate, 5 marzo 2022
Traduzione a cura del Centro Studi Italia Cuba
Niente è più spaventoso che vedere e sentire funzionari statunitensi discutere di diritto internazionale e crimini di guerra. In diretta, il conduttore di Fox News Harris Faulkner ha detto a Condoleezza Rice che “quando invadi una nazione sovrana, è un crimine di guerra”. L’ex capo della diplomazia statunitense, uno degli artefici dell’invasione dell’Iraq e dell’Afghanistan, non solo ha annuito, ma ha risposto: “Va certamente contro tutti i principi del diritto internazionale e dell’ordine internazionale”.
È a Condoleeza che è attribuito il concetto di “guerra preventiva”, che in realtà prese in prestito dalla difesa, nel 1945, dei principali gerarchi del Terzo Reich accusati dal Tribunale Militare Internazionale di Norimberga. Lei fu una delle voci imperialiste che sostennero che c’erano armi di distruzione di massa in Iraq, che Saddam Hussein aveva laboratori mobili, che aveva comprato uranio dal Niger e che si stava preparando per un’azione militare su larga scala. Menzogne.
Bisognerebbe leggere le reazioni a questo confronto tra Faulkner (niente a che vedere con lo scrittore) e la Rice. La sensazione che ti assale è il disgusto e la nausea. La maggior parte della gente preferisce la Condoleezza bugiarda a quella cinica: in fin dei conti, la menzogna necessita di qualcuno da imbrogliare – e per questo crea legami – mentre il cinismo non tiene conto – né ha bisogno – di altri, e disprezza apertamente la memoria della gente.
Presuppone, ad esempio, che tutti siano idioti e non sappiano che il deterioramento del diritto internazionale ha il suo seme più pericoloso non tanto nella violazione delle sue norme, ma nel loro oblio. Quale diritto internazionale sostiene il blocco di un paese sovrano e pacifico per 60 anni? Quale giustificazione legale ha consentito agli Stati Uniti di usurpare Guantanamo e utilizzare quel territorio per detenere e torturare prigionieri? Dov’è la norma giuridica che sostiene la motivazione dell’assedio a Cuba – “provocare fame e disperazione”, come diceva il sottosegretario di Stato Lester Mallory nel suo cinico memorandum del 1960 – e mai più attuale di adesso?
Per non parlare di un altro sentimento che accompagna il cinismo: la vendetta. Juan González, consigliere speciale di Joe Biden per l’America Latina, ha affermato venerdì scorso che le sanzioni internazionali imposte alla Russia sono progettate per fare pressione su Cuba, Venezuela e Nicaragua. A The Voice of America, ha dichiarato in aggiunta che L’Avana, Caracas e Managua “sentiranno la stretta”, nonostante nessuno di questi paesi abbia nulla a che fare con le decisioni prese dal Cremlino. Quello che González non dice, è che le sanzioni contro la Russia hanno un impatto sull’Europa e sugli Stati Uniti, anche se non sono mirate a questi.
Ma il Ministero della Vendetta decide che Cuba e chiunque si muove su una linea opposta alle decisioni di Washington non è un danno collaterale, ma l’obiettivo. Non importa se lo scenario dello scontro è a chilometri di distanza: l’industria anti-castrista della Florida ha compreso molto bene il messaggio di Juan González e ha immediatamente invitato la Casa Bianca a non ritardare ulteriormente la decisione di punire Cuba, perché “in una guerra non si risponde con il dialogo, ma con le bombe” (sic). Nel 2003 accadde qualcosa di simile. Solo a Miami ci fu una massiccia manifestazione a sostegno della “guerra contro il terrorismo” degli Stati Uniti, i cui striscioni e cori più eclatanti dicevano: “Iraq adesso, Cuba dopo”.
Quello che sta succedendo tra Russia e Ucraina alimenta il cerchio della vendetta che va da Washington alla Florida e viceversa. Il rapporto tra i Democratici alla Casa Bianca e i Trumpisti nello stato meridionale degli USA è in una deriva di estraniamento e di utilizzo a danno reciproco, con Cuba come merce di scambio. I repubblicani di Miami non voteranno per i democratici, qualunque cosa questi facciano, ma entrambi gli attori approfittano del maccartismo e, a questo punto, accomunati dalla russofobia e dalla nuova Guerra Fredda, si trovano in una situazione di auto-rigenerazione, come due corpi che devono scambiarsi il sangue per continuare a vivere. Naturalmente, in nome del diritto internazionale e con Condoleezza come fata madrina.
Sebbene l’abbiamo affrontato molte volte, il cinismo dell’Occidente raggiunge ora cime impetuose. Dal vivo e in diretta, con trame e sottotrame di una nuova guerra che nessuno sa dove porterà, la domanda è pertinente: come difenderci dall’odio smisurato e assassino, da quel desiderio di vendetta globale che martirizza sempre gli stessi?
Articolo originale: Entre el cinismo y la venganza