Ieri, 21 aprile, nella prestigiosa cornice della Sala Nicolás Guillén e nel quadro delle iniziative promosse dalla 30ª Feria Internacional del Libro, è stato presentato il libro Cubanos en Turin, pubblicato dalla casa editrice Epics del Centro Studi Italia Cuba.
Erano presenti: il dottor Enrique Ubieta, giornalista, saggista e curatore del libro; il dottor Julio Guerra Izquierdo, medico responsabile della Brigata Henry Reeve venuta in soccorso a Torino nel 2021; e Ileana Jimenez, titolare della Casa Editrice Epics e direttrice artistica del nostro Centro Studi Italia Cuba. Con l’occasione, si è parlato anche di Diario de Turín, autore Enrique Ubieta, ovvero dell’edizione italiana curata e pubblicata sempre da Epics.
La partecipazione del Centro Studi Italia Cuba, attraverso la nostra direttrice artistica, a un incontro così prestigioso, suggella il percorso intrapreso dalla nostra Associazione e conferisce valore alla missione che ci siamo data: rompere la cortina di disinformazione e riaffermare la verità su Cuba. Poco c’entra l’ideologia: la nostra è pura e semplice riconoscenza nei confronti di una piccola Isola e di un grande popolo che, nonostante lo svantaggio di una guerra economica, politica e culturale che gli Stati Uniti gli infliggono da più di 60 anni, continua ad essere un esempio irriducibile e coerente di solidarietà internazionalista.
Scrive Enrique Ubieta che la solidarietà non è un lusso e che Cuba, piccolo Paese del cosiddetto Terzo Mondo, ha risposto alla chiamata accorrendo in aiuto di un Paese del Primo Mondo senza chiedere un centesimo, anche se il blocco statunitense, invece di concedere una tregua in un momento di crisi planetaria, ha addirittura esacerbato il suo deliberato e criminale proposito di asfissiarla, ostacolando l’Isola nel contrasto alla pandemia che l’aggrediva. Nonostante quelle condizioni così avverse, Cuba è riuscita non solo a controllare e minimizzare i danni umani all’interno del suo territorio, ma ha perfino inviato 36 brigate mediche, contemporaneamente, in 26 Paesi che avevano richiesto il suo aiuto. Niente di strano, niente di nuovo: l’evidenza del prestigio del sistema sanitario cubano – e del suo carattere solidale e internazionalista – si era già manifestata in tante precedenti occasioni, tra cui l’epidemia di ebola in Africa Occidentale, quando l’allora segretario generale dell’ONU prese il telefono per parlare personalmente con i capi di Stato dei Paesi che, secondo lui, avrebbero potuto contribuire in modo decisivo a frenare la propagazione di quella terribile malattia: Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e… Cuba. I primi tre, ex-metropoli di quegli stessi Paesi colpiti dall’epidemia. Fu Cuba soltanto a inviare immediatamente un contingente di 256 medici e infermieri.
L’Ospedale COVID-OGR di Torino si è a un certo punto trasformato in una nave immersa nella tempesta, ma la sua missione di salvare vite non ha avuto digressioni. Non sarebbe stato possibile senza la totale integrazione e comunione di intenti di tutti coloro che hanno partecipato all’impresa. La nave non ha salvato solo i “passeggeri”, ma anche il suo “equipaggio”: ciò che da questa esperienza è emerso e va raccontato, non può essere spiegato solo con numeri e statistiche, seppure siano estremamente positivi. Ciò che ha salvato tutti è stata la rotta della nave, che rappresenta il cammino dell’utopia verso l’unico cambiamento capace di salvare l’esperienza umana: la solidarietà che trascende i confini nazionali.
Ricordiamo che le proposte librarie promosse dal Centro Studi Italia Cuba e pubblicate da Epics sono ordinabili consultando la vetrina editoriale sul sito del Centro Studi all’indirizzo http://www.cs-italiacuba.org/contatti/vetrina/. Inoltre, segnaliamo che alcune di queste – tra cui Cubanos en Turín – sono addirittura consultabili in versione “sfogliabile” dal computer.