di Luigi Mezzacappa
La proiezione del film sarà introdotta dall’Ambasciatrice della Repubblica di Cuba in Italia Mirta Grand Averhoff e da Luigi Mezzacappa del nostro Centro Studi Italia Cuba, autore del libro Cinema cubano tra realismo e realtà (vedi la vetrina di Epics Edizioni).
Il film di Tomas Gutiérrez Alea, del 1968, costituisce una delle più alte espressioni della cinematografia cubana, latinoamericana e mondiale. L’appuntamento del 9 agosto fa parte del programma della rassegna “UAU” organizzata dal 12 luglio al 30 agosto da Cinema Zero, una vivace, attenta e attiva associazione culturale che si propone come luogo di incontro, approfondimento e riflessione, e che vede nel prodotto audiovisivo la voce per leggere e raccontare il mondo.
Memorias del subdesarrollo
Centinaia di persone, per lo più nere e meticce, muovono i loro corpi pulsanti al ritmo ancestrale dei tamburi come fossero in estasi. All’improvviso degli spari interrompono la danza, ma la musica prosegue, assordante. Un uomo giace a terra, poi il suo corpo viene trasportato via, senza vita. L’inquadratura si ferma sul volto di una giovane nera.
Memorias del subdesarrollo si apre così, con un flashback sulla Cuba pre-rivoluzionaria, brevissimo, ma sufficiente per stabilire il primo “contrasto dialettico”.
Trascorsi i titoli di testa siamo invece all’Avana, nel 1961. Sergio assiste alla partenza della moglie Laura che, come tanti cubani, all’indomani della Rivoluzione decide di partire per gli Stati Uniti. Sergio è un borghese, benestante, vivrà di rendita con l’indennizzo che il governo rivoluzionario gli ha riconosciuto per le proprietà di famiglia. Ora che è solo, nel suo appartamento all’ultimo piano di un signorile palazzo del Vedado, potrà dedicarsi alla scrittura del libro che aveva in mente da tempo, un diario – che poi è il film stesso – in cui la sua storia personale incrocia la Storia dell’Isola.
È un mondo in fermento e in vertiginosa evoluzione – meglio sarebbe dire: in rivoluzione – quello che Sergio osserva dalla sua prospettiva. È un momento fondamentale della Storia di Cuba, affascinante ed emozionante ancorchè, naturalmente, colmo di interrogativi. Sergio vive la sua condizione un po’ come estraniato, ma conserva la curiosità e la disponibilità a lasciarsi coinvolgere. Incontra Elena, una ragazza di modeste origini che lusinga offrendole un’opportunità per fare del Cinema. Inizia con lei una relazione, ma presto se ne stanca, inducendo così la vendetta della ragazza che, istigata dalla famiglia, lo denuncia per stupro. Il tribunale le dà torto, Sergio viene assolto. È memorabile la sua riflessione dopo la sentenza, mentre Elena e la sua famiglia si allontanano amareggiati: “Sono troppo educato per essere innocente, e loro sono troppo ignoranti per essere colpevoli”. E’ il 22 ottobre del 1962, in televisione John Kennedy annuncia l’isolamento di Cuba: è la crisi che porta il mondo sull’orlo della guerra atomica.
Tratto dall’omonimo romanzo del 1965 di Edmundo Desnoes – insieme al quale il regista Tomas Gutiérrez Alea scrisse la sceneggiatura – Memorias del subdesarrollo è allo stesso tempo pietra angolare e chiave di volta del Cinema cubano rivoluzionario, ne rappresenta le fondamenta e il suggello: nei principi, nei metodi e nel linguaggio. La sua struttura riflette la ricchezza tematica e dialettica del momento storico.
Quando inizia la produzione del film, la Rivoluzione cubana non ha ancora compiuto dieci anni, ma i fatti della Baia dei Porci le hanno ormai impresso una chiara traiettoria. I due autori vogliono raccontare tutto: le speranze e le contraddizioni della Cuba che si è messa in cammino.
Desnoes e Gutiérrez Alea mettono in atto un’operazione ambiziosa che segnerà indelebilmente il Cinema cubano: le immagini della dittatura e della repressione “discutono” con quelle della Rivoluzione, mentre l’audio, il suono e il parlato ne suggellano il significato. Al sottosviluppo della Cuba prerivoluzionaria che intraprende la strada per incontrare il suo futuro, fa da contrappunto il sottosviluppo emotivo di Sergio, esitante sulle scelte della propria vita.
Titòn (questo il soprannome con cui Gutiérrez Alea veniva chiamato dagli amici e dagli ammiratori) costruisce una testimonianza incomparabile delle contraddizioni e della vitalità di quel periodo storico. Sergio è la voce del film, ma non essendo né dentro né fuori dalla Rivoluzione non può essere l’unica, e si fa quindi strumento di ricerca e rivelazione di angolature e complessità, mantenendo il film al riparo sicuro da qualsiasi agiografia o propaganda. Una caratteristica che si ritroverà spessissimo nel Cinema cubano, che assumerà la capacità di accompagnare il cammino di crescita della Nazione. Detto per inciso e una volta per tutte, per i cubani “sottosviluppo” non è – né mai sarà – una categoria economica. Il sottosviluppo per i cubani è una questione culturale, di emancipazione, autonomia e indipendenza. Il regista cubano Pastor Vega, al debutto del film commentò: “Che ci piaccia o no, il Cinema è uno strumento di formazione della coscienza individuale e collettiva. Per rendere più profondo lo spirito rivoluzionario, il Cinema cubano deve aspirare alla formazione di un nuovo gusto, deve aiutare a riconoscere le deformazioni causate dai film commerciali di dubbia etica, spesso artisticamente insulsi. Il Cinema deve contribuire all’eliminazione dell’ignoranza, a mostrare i problemi e i conflitti”.
Viviamo un tempo in cui, al di là di ciò che ognuno di noi possa pensare sui tremendi fatti di questi ultimi anni e dell’influenza da questi esercitata sulle politiche che condizionano e condizioneranno la storia del mondo, credo sia impossibile negare il tono da propaganda che ha assunto il dibattito, in cui il confronto tra i diversi interessi e punti di vista è stato ridotto a tifo da stadio e la ragione non può che soccombere. Non è così per Cuba e non lo è mai stato: all’indomani del suo trionfo, in Memorias del subdesarrollo la Rivoluzione racconta sé stessa con gli occhi di un protagonista che è tutto fuorché un rivoluzionario. Non credo occorra dire altro per descrivere la grandezza di questo film, dei suoi autori e dello spirito culturale che inaugurò il nuovo corso storico della nazione cubana e che, senza la minima ombra di dubbio, tuttora la anima.
Memorias del subdesarrollo è stato il primo film cubano a meritare l’attenzione della critica internazionale, probabilmente perché avvertito come strettamente apparentato all’esperienza cinematografica europea, in cui l’introspezione e il punto di vista individuale costituiscono l’asse portante del racconto. Il cameo in cui compaiono gli stessi Desnoes e Gutiérrez Alea che discutono proprio sul film, è al tempo stesso una strizzatina d’occhi ai sofisticati canoni europei dell’epoca e una solenne promessa che il giovanissimo Cinema cubano (quello pre-rivoluzionario non era cubano!) crescerà e si farà interessante.
Del resto, in virtù del suo periodo di formazione presso la Scuola Cinematografica di Roma, Gutiérrez Alea conosceva bene il Neorealismo italiano e la Nouvelle Vague francese, e il suo cinema risente sicuramente dei canoni estetici ed etici del Cinema europeo, ma Memorie del sottosviluppo porta con sé qualcosa di più: un punto di vista vigoroso e originale, una specie di controcanto che aggiunge una componente e un significato, una dimesione sociale che riflette il particolare spirito, la Storia e il desiderio di riscatto del Latinoamerica.
La National Society of Film Critics assegnò al film un premio di duemila dollari, ma a Titòn venne negato il visto d’ingresso negli Stati Uniti per andarlo a ritirare. Nessuno poté ritirarlo al suo posto, tanto meno uno statunitense: sarebbe stato un atto contrario al Trading with the Enemy Act: con l’embargo, nessuno può intrattenere rapporti con Cuba, neppure culturali. Ma anche senza quei duemila dollari, Titòn continuò a fare cinema e, nel ‘94, si tolse perfino la soddisfazione di una nomination all’Oscar con Fresa y chocolate.
Nel 1996, la critica internazionale riservò a Memorias del subdesarrollo il primo posto nella classifica dei 10 migliori film latinoamericani di tutti i tempi, davanti a Los olvidados di Buñuel del 1950.
Tomas Gutiérrez Alea
Nasce nel 1928 all’Avana in una famiglia progressista di classe media. La sua carriera devota alla storia del suo Paese è stata molto brillante. All’Università dell’Avana, dove si impegnò nella realizzazione di film per il Partito Comunista, fu compagno di Fidel Castro. Nel 1951 frequentò il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, una delle prime scuole internazionali di cinema grazie alla quale le sue opere acquistarono visibilità. Rientrato a Cuba, mise in atto le pratiche del Neorealismo acquisite nel suo film El Mégano. Prima del 1959, Alea si impegnò nella realizzazione di brevi documentari per la televisione e, dopo il trionfo della Rivoluzione, fu scelto per costruire l’Istituto Nazionale del Cinema Cubano, l’ICAIC. La critica internazionale, ma anche quella interna, è qualche volta arrivata a considerare Alea un dissidente in virtù della sua viva capacità di osservazione e analisi, un fatto che, più che mettere a nudo le criticità di un sistema politico, potrebbe confermarne l’assoluta apertura e modernità. Il suo lavoro è rappresentativo del movimento degli anni ’60 e ’70 noto come Nuevo Cinema Latinoamericano, o anche Cinema Imperfecto. A causa delle scarse risorse tecniche ed economiche non comparabili con quelle di Hollywood, questa corrente cinematografica si caratterizzò non per la ricerca della perfezione estetica, ma per i contenuti e per il coinvolgimento dello spettatore, presentandogli i problemi dell’epoca e incoraggiandolo a diventare attore della società, a dare il suo contributo alla loro risoluzione.
Nel 1995, due anni dopo aver girato il famosissimo Fresa y chocolate insieme a Juan Carlos Tabìo, Gutiérrez Alea morì di cancro a L’Avana.
MEMORIAS DEL SUBDESARROLLO
Genere: Commedia drammatica / documentario
Anno di produzione: 1968
Regia: Tomas Gutiérrez Alea
Soggetto: dal romanzo di Edmundo Desnoes
Sceneggiatura: Tomás Gutiérrez Alea, Edmundo Desnoes
Musiche: Leo Brouwer
Attori: Sergio Corrieri, Daisy Granados, Eslinda Nuñez, Beatriz Ponchova, Gianni Toti, Edmundo Desnoes, Tomás Gutiérrez Alea
Produzione: Miguel Mendoza per ICAIC
Durata: 95m