Lunedì 20 febbraio, presso il Polo del ‘900 di via del Carmine 14, a Torino, si è tenuta la conferenza dal titolo Ambiente e guerra organizzato da ANPPIA, dal Centro Studi per la Pace Sereno Regis e dal nostro Centro Studi Italia Cuba.
L’evento, presentato e introdotto da Boris Bellone (ANPPIA), ha visto la preziosa partecipazione dei relatori Tamara Bellone (ANPPIA e JugoCoord) e del professor Angelo Tartaglia del Politecnico di Torino.
Per descrivere gli effetti che le guerre sempre producono sull’ambiente e sugli equilibri geopolitici del pianeta, la discussione prende spunto dall’aggressione che Stati Uniti e la NATO scatenarono contro la Jugoslavia nel 1999, un paese europeo che venne smembrato e frammentato con un altissimo prezzo di vite umane sulla base di speculazioni che non hanno minimamente tenuto conto della Carta delle Nazioni Unite.
Ma gli Stati Uniti e alcuni loro alleati hanno usato la forza in più e diverse occasioni, hanno invaso Stati sovrani per provocare cambi di regime e intervenire negli affari interni di altre nazioni che non cedevano ai loro interessi di dominio e che difendevano la loro integrità territoriale e indipendenza, e sono anche responsabili della morte di centinaia di migliaia di civili che impunemente chiamano “danni collaterali”, o di milioni di sfollati e di distruzioni in tutta la geografia del nostro pianeta nel nome delle loro guerre predatorie.
Nelle guerre tradizionali le devastazioni del territorio si limitano al campo di battaglia, ma dalla seconda guerra mondiale, invece, l’intero territorio nemico diventa teatro di guerra, provocando danni all’ambiente in tutto il territorio dell’avversario e non solo. In entrambi i casi, i danni hanno conseguenze imprevedibili sull’ambiente, nel tempo e nello spazio. Il numero delle vittime civili aumenta rispetto a quello dei militari, le conseguenze sulla salute si protraggono nel tempo.
La partecipazione del nostro Centro Studi all’evento deriva dalla particolare sensibilità mutuata dalla posizione di Cuba – nota da sempre – rispetto ai conflitti: il dialogo e i negoziati sono l’unico modo per risolverli, e quello in atto tra Ucraina e Russia non fa certo eccezione.
Cuba sottoscrive e sostiene con vigore questi principi e queste norme che costituiscono un riferimento essenziale contro l’egemonismo, l’abuso di potere e l’ingiustizia.
In particolare, la posizione di Cuba rispetto al conflitto in corso, ufficialmente dichiarata in una riunione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, condanna lo sforzo statunitense di continuare la progressiva espansione della NATO verso i confini della Federazione Russa, che ha portato a uno scenario dai risvolti di portata imprevedibile che poteva e doveva essere evitato.
È stato un errore ignorare per decenni le fondate pretese della Federazione Russa di garantire la propria sicurezza e e quella delle aree russofone dell’est dell’Ucraina. Non è possibile chiedere la pace continuando ad accerchiare Stati sovrani.
La storia riterrà il governo degli Stati Uniti responsabile delle conseguenze di una dottrina militare sempre più offensiva al di fuori dei confini della NATO, unica e vera minaccia alla pace, alla sicurezza e alla stabilità internazionali. Cuba rifiuta l’ipocrisia dei doppi standard.
Cuba auspica l’avvio dei negoziati tra Russia e Ucraina: i negoziati, e non la guerra, risolvono i conflitti. Cuba continuerà a sostenere una soluzione diplomatica seria, costruttiva e realistica all’attuale crisi in Europa, con mezzi pacifici che garantiscano la sicurezza, la sovranità di tutti, la pace, la stabilità e la sicurezza regionali e internazionali.
Qui la registrazione video dell’evento: