Il 25 settembre del 2022 Cuba si è data una nuova legge che regolamenta il diritto di famiglia. Alla legge è stato assegnato il nome di Codice delle Famiglie e già solo questo potrebbe bastare per illustrarne significato e portata a quanti volessero e sapessero ascoltare.
Gli organi di stampa più diffusi e “blasonati” hanno quasi ignorato la notizia e le poche righe che sono state scritte o le poche parole che sono state spese non hanno mai mostrato neanche il minimo sforzo e tanto meno il desiderio di entrare nel merito dei contenuti della legge. Peccato per loro perché hanno perso un’ottima occasione per aprire un dibattito dai mille spunti interessanti, ma peccato soprattutto per quanti li seguono con assiduità e riverenza perché hanno perso un’ottima occasione per scoprire che un altro modo è possibile. In genere, chi ne ha parlato non ha trovato di meglio da fare che alludere al solito cliché trito e ritrito della “rivoluzione stanca” che non ha saputo mobilitare il “consenso bulgaro” di un tempo, ma che se al contrario lo avesse fatto avrebbe invece sicuramente dimostrato il subdolo potere persuasivo della feroce dittatura. Il merito della legge è sfiorato solo nei titoli, il più ricorrente dei quali è: “Cuba introduce i matrimoni e le adozioni gay”, massima semplificazione che pesca nel razzismo più torbido e allude al presunto “ritardo di civiltà” dell’isola…
Il nuovo Codice delle Famiglie cubano, invece, va molto oltre l’istituto del matrimonio, l’adozione da parte di coppie etero od omosessuali e la maternità assistita o surrogata, e rappresenta una posizione di autentica avanguardia a livello internazionale. Affronta temi come l’unione affettiva, le famiglie multiparentali, la responsabilità genitoriale, la gestazione solidale, la discriminazione e la violenza in famiglia, la divisione del lavoro di cura familiare, sempre nel segno del dibattito più aperto, schietto e senza reticenze o ipocrisie. Articolo per articolo, la legge enuncia e analizza le accezioni e i percorsi della violenza familiare, spesso fondata sulla disuguaglianza gerarchica, sia contro le donne che contro gli altri membri della famiglia, i bambini, gli adolescenti, gli anziani e i fragili, e delinea le misure atte a rompere queste dinamiche viziose.
Il matrimonio è riconosciuto come unione volontaria tra due persone e rappresenta “una delle forme di organizzazione delle famiglie” insieme a quella della filiazione “qualunque ne sia l’origine o il modo in cui è stata determinata”, dell’unione affettiva di fatto o della parentela socio affettiva che deve essere riconosciuta da un tribunale. Viene poi riconosciuta la possibilità di avere più di due genitori, ossia la multiparentalità per cause originarie o sopravvenute.
Interessanti sono gli articoli che regolano la gestazione solidale che avviene quando una donna diversa da quella che vuole assumere la maternità gesta nel suo grembo, per motivi altruistici o estranei a qualsiasi remunerazione monetaria o mercantile, la figlia o il figlio delle persone che vogliono assumerne la maternità o la paternità.
Infine, una novità interessante è rappresentata dall’eliminazione del concetto di patria potestà sostituito da quello di responsabilità parentale, mirato a fare evolvere l’antico concetto di possesso verso una visione di responsabilità finalizzata all’educazione dei figli secondo il loro personale percorso di sviluppo.
In realtà, non è solo il contenuto della legge che meriterebbe una più attenta disamina: i “censori” che dissertano dai loro pulpiti mediatici farebbero bene a raccontare e considerare anche il metodo con il quale la legge è maturata e approdata all’approvazione del popolo di Cuba tramite il referendum del 25 settembre del 2022. Dal mese di febbraio, infatti, si sono svolti 79 mila incontri popolari in tutto il Paese per discutere un progetto a cui hanno partecipato sei milioni e mezzo di cubani. Il processo di consultazione popolare ha raccolto più di 336 mila interventi dei cittadini e 434 mila proposte: «Ogni articolo della legge è stato valutato paragrafo per paragrafo e con tutti i dettagli possibili in modo che nessun parere fosse lasciato indietro», ha affermato il presidente della Repubblica di Cuba Miguel Diaz-Canel.
Il dibattito, che ha visto anche la contrarietà della parte più conservatrice della popolazione, è stato accompagnato da una comunicazione costante e continua sull’avanzamento dei lavori di cui si è fatto carico in modo particolare il programma televisivo “Familia”: una volta alla settimana, le puntate di 30 minuti hanno promosso la conoscenza dei contenuti del nuovo Codice sottolineandone gli aspetti umanistici, ma anche per rendere visibile la composizione diversificata, eterogenea e complessa delle famiglie cubane.
I contenuti innovativi e questo ampio processo di consultazione e comunicazione che si è aggiunto a quello educativo portato avanti da decenni dal Centro Nacional de Educación Sexual (CENESEX) presieduto da Mariela Castro, fanno del nuovo Codice uno strumento davvero unico e avanzato a livello mondiale.
Secondo la narrazione occidentale, solo il sistema capitalistico può dare luogo alla massima espressione di libertà ed emancipazione. Nella pratica, però, vediamo quotidianamente che questo sistema economico-sociale è portatore di condizioni lavorative indegne, instabilità economica, discriminazioni, devastazione ambientale, carenze sanitarie, violenza e guerra, e anche i diritti civili guadagnati con le lotte del passato sono messi costantemente sotto attacco.
Rispetto a questo scenario, l’esperienza di Cuba può offrire un’occasione di riflessione sia per ciò che riguarda i contenuti della nuova legge che come esercizio di metodo di democrazia reale.
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Nuevo Codigo de las Familias cubano
Desde el 25 de septiembre de 2022, Cuba ha adoptado una nueva ley que regula el derecho de familia. A la ley se le ha dado el nombre de Código de las Familias y esto solo podría ser suficiente para ilustrar su significado y alcance a aquellos que estén dispuestos y puedan escuchar.
Los órganos de prensa más difundidos y “nobles” casi han ignorado la noticia y las pocas líneas que se han escrito o las pocas palabras que se han gastado nunca han mostrado el más mínimo esfuerzo y mucho menos el deseo de entrar en el fondo de los contenidos de la Ley. Es una pena para ellos porque han perdido una excelente oportunidad de abrir un debate con mil ideas interesantes, pero una pena sobre todo para quienes los siguen con diligencia y reverencia porque han perdido una excelente oportunidad de descubrir que otro camino es posible. En general, los medios que han hablado de ella no han encontrado nada mejor que aludir al habitual cliché manido de la “revolución cansada” que no ha sido capaz de movilizar el “consenso búlgaro” del pasado, pero que si por el contrario seguramente habría demostrado el engañoso poder de persuasión de la feroz dictadura. El mérito de la ley es tocado únicamente en los títulos, el más recurrente de ellos: “Cuba introduce matrimonios homosexuales y adopciones”, máxima simplificación que bebe del más turbio racismo y alude al presunto “retraso civilizatorio” de la isla.
El nuevo Código de las Familias cubano, por su parte, va mucho más allá de la institución del matrimonio, la adopción por parejas heterosexuales u homosexuales y la maternidad asistida o subrogada, y representa una posición verdaderamente vanguardista a nivel internacional. Aborda temas como la unión afectiva, las familias multiparentales, la responsabilidad parental, la gestación solidaria, la discriminación y violencia en la familia, la división del trabajo de cuidado familiar, siempre en el espíritu del debate más abierto, sincero y sin reticencias o hipocresía. Artículo por artículo, la ley establece y analiza los significados y caminos de la violencia familiar, muchas veces basada en la desigualdad jerárquica, tanto contra la mujer como contra otros miembros de la familia, niños, adolescentes, ancianos y frágiles, y delinea las medidas destinadas a romper estas dinámicas viciosas.
El matrimonio se reconoce como unión voluntaria entre dos personas y representa “una de las formas de organización de las familias” junto con la de la filiación “cualquiera que sea su origen o la forma en que se haya determinado”, de hecho o de socio- parentesco afectivo que debe ser reconocido por un tribunal. Se reconoce entonces la posibilidad de tener más de dos progenitores, es decir, la pluriparentalidad por causas originarias o sobrevenidas.
Interesantes son los artículos que regulan la gestación solidaria que se produce cuando una mujer distinta de la que quiere asumir la maternidad lleva en su vientre, por motivos altruistas o ajenos a cualquier remuneración dineraria o mercantil, a la hija o al hijo de la persona que quiere asumir maternidad o paternidad.
Finalmente, una novedad interesante la representa la eliminación del concepto de patria potestad sustituyéndolo por el de responsabilidad parental, con el objetivo de hacer evolucionar el antiguo concepto de posesión hacia una visión de responsabilidad encaminada a educar a los hijos según su camino de desarrollo personal.
En realidad, no es sólo el contenido de la ley lo que merece un examen más cuidados: los “censores” que diseccionan desde sus púlpitos mediáticos harían bien en contar y considerar también el método por el cual la ley maduró y llegó a la aprobación al pueblo de Cuba a través del referéndum del 25 de septiembre de 2022. Desde febrero, en efecto, se han realizado 79 000 mítines populares en todo el país para discutir un proyecto en el que han participado seis millones y medio de cubanos. El proceso de consulta popular reunió más de 336 mil intervenciones ciudadanas y 434 mil propuestas: “Cada artículo de la ley fue evaluado párrafo por párrafo y con todos los detalles posibles para que ninguna opinión se quedara atrás”, dijo el presidente de la República de Cuba Miguel Díaz-Canel.
El debate, que también contó con la oposición de la parte más conservadora de la población, estuvo acompañado de una constante y continua comunicación sobre el avance de la obra que fue especialmente cuidada por el programa de televisión “Familia”: una vez por semana, 30 minutos de programa promovieron el conocimiento de los contenidos del nuevo Código, enfatizando sus aspectos humanísticos, pero también para visibilizar la composición diversificada, heterogénea y compleja de las familias cubanas.
Los contenidos innovadores y este amplio proceso de consulta y comunicación, que se suma al educativo realizado desde hace décadas por el Centro Nacional de Educación Sexual (CENESEX) presidido por Mariela Castro, hacen del nuevo Código una herramienta realmente única y avanzada a nivel mundial.
Según la narrativa occidental, sólo el sistema capitalista puede dar lugar a la máxima expresión de libertad y emancipación. En la práctica, sin embargo, vemos a diario que este sistema socioeconómico es portador de condiciones de trabajo indignas, inestabilidad económica, discriminación, devastación ambiental, escasez de salud, violencia y guerra, e incluso los derechos civiles ganados a través de las luchas del pasado son constantemente bajo ataque.
Con respecto a este escenario, la experiencia de Cuba puede ofrecer una oportunidad de reflexión tanto en cuanto a los contenidos de la nueva ley como ejercicio metodológico para la democracia real.