Discorso del Presidente della Repubblica di Cuba, Miguel Díaz-Canel, in occasione della cerimonia di benvenuto agli invitati stranieri per le celebrazioni del Cinquecentenario dell’Avana.
Stimati amici che siete venuti da tanti angoli del mondo a salutare i 500 anni della nostra capitale: mezzo secolo fa qui si fondò la “Villa di San Cristóbal de La Habana”, che da allora divenne il punto d’arrivo e partenza, d’incontro e permanenza in questo che coloro che non lo conoscevano chiamarono Nuovo Mondo.
E lo chiamarono bene, perchè c’è sempre qualcosa di sorprendente in questo lato dall’Atlantico, dove il nostro arcipelago è chiave o ponte, porta o muraglia, a seconda di chi arriva e dell’animo che porta: aperta, ospitale e amabile per gli amici; chiusa e invincibile per coloro che la vogliono sottomettere.
Numerosi Capi di Stato e di Governo, Re, Principi, Ministri e personalità artistiche e letterarie, creatori di tutte le arti e discipline e rappresentanti delle più diverse religioni e credo politici hanno dato prestigio alla storia dell’Avana divenuta protagonista e testimone della nobile vocazione ecumenica di Cuba.
Anche tre Papi cattolici ci hanno visitato negli ultimi 20 anni: Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francisco, e anche il Patriarca Kirill della Chiesa Ortodossa di tutta la Russia.
Nel 2016, in un incontro storico che ha posto fine a uno scisma di mille anni, qui si sono incontrate le massime autorità di due ali del cristianesimo: la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa. Allora Papa Francisco disse che L’Avana si prepeva a diventare la Capitale dell’Unità.
E’ un titolo giusto per la città che in precedenza aveva meritato il titolo di Patrimonio dell’Umanità e più recentemente di Città Meraviglia, e che molti riconoscono anche come città di Pace, perchè qui è stato firmato nel 2014 il Proclama della Zona di Pace per l’America Latina e i Caraibi.
Lo diciamo con orgoglio, ma in questi momenti d’instabilità, crisi e incertezza in diversi punti della geografia mondiale e nella nostra stessa regione, anche con dolore. Perché mentre la nostra celebrazione è pensata e concepita con emozione e allegria, si accompagna all’amaro sapore di un golpe a una nazione fraterna che ora soffre, e insieme a lei soffrono i nostri medici e sanitari che a quell’odio oppongono l’amore della loro missione.
Dal passato che oggi commemoriamo guardiamo al futuro, perché la memoria è la base fondamentale dello spirito umano. L’Avana vi riceve, vi richiama al suo valore di sintesi tra i molteplici apporti culturali, e di resistenza agli avvenimenti che continuano a segnare la Storia dell’Umanità.
Nella nostra baia esplose la corazzata Maine, pretesto per iniziare la prima guerra dell’imperialismo moderno. Attraverso un gremito Malecón, la Carovana della Libertà portò alla Capitale la Rivoluzione cubana con in capo il Comandante Fidel Castro.
Fu all’incrocio tra 23 e 12 che Cuba si dichiarò primo Stato socialista dell’emisfero occidentale, e le immagini di un esercito di ragazzi che dal litorale avanero gridavano in difesa della nostra sovranità nei giorni luminosi e tristi della Crisi dei Caraibi resteranno eterne.
In Piazza della Rivoluzione José Martí, cuore poltico e amministrativo del paese, si sono svolte le manifestazioni popolari più numerose del mondo, tra cui le dichiarazioni in difesa della sovranità, l’indipendenza e la dignità nazionale.
Questa Città è culla e casa di cubani insigni di fama mondiale come Félix Varela, José Martí, Carlos Juan Finlay, José Raúl Capablanca, Bola de Nieve, Alejo Carpentier, Alicia Alonso e una lunghissima lista di altri nomi, creatori magari nati altrove, ma qui radicati, ad alimentare perennemente l’idea che siamo una nazione benedetta da una quantità infinita di donne e uomini di straordinario valore che rivendicano l’orgoglio di essere o sentirsi cubani.
La nostra Avana è stata sede di due Vertici del Movimento dei Paesi non Allineati, di un Vertice Ispano americano, un Vertice del Gruppo dei 77 più la Cina e un Vertice della Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici.
Qui sono stati firmati innumerevoli accordi bilaterali e multilaterali di grande importanza nelle relazioni internazionali. Qui sono avvenuti i primi, storici e indimenticabili incontri tra Fidel e Chávez, dai quali nacquero gli accordi per la creazione dell’ALBA- TCP, progetto d’integrazione paradigmatico che in dicembre compirà 15 anni.
Da una delle sue colline spicca l’Università Alma Mater dell’ Educazione Superiore.
Città delle scienze, della danza, del cinema, della letteratura, di sport, di cultura, di amicizia e solidarietà con i popoli di Africa, Asia e America Latina, oggi L’Avana si può considerare un esempio di resistenza contro il neoliberismo e l’imperialismo, punto d’incontro di tutti coloro che difendono la giustizia, la vera democrazia, quella che si occupa della sorte dei poveri della terra e non solo delle potenti cupole economiche, e anche di tutti quelli che credono ancora possibile un mondo migliore senza ingerenza nè dominio imperiale.
Non è esagerato riaffermarlo oggi: da 60 anni, questa è anche la città della dignità, bastione della resistenza al blocco più lungo, ingiusto e genocida mai applicato contro un popolo da un potente impero.
L’Avana è bella e semplice e, come avrete già constatato, è anche ospitale e sicura per i suoi cittadini e tutti coloro che la visitano, che capiscono il suo modo di essere unico. L’Avana li ripaga.
Siate sempre i benvenuti, cari amici, e grazie per accompagnarci nei festeggiamenti per il mezzo millennio della nostra amata Capitale.
Miguel Díaz-Canel Bermúdez, 16 novembre 2019
Traduzione di GM per Granma Internacional
(Articolo originale)