La ricercatrice tedesca Cristiane Barckhausen-Canale, storica riconosciuta a livello internazionale e profonda conoscitrice della vita della fotografa italiana, il 6 gennaio ha trasmesso all’Ambasciatore di Cuba in Italia, José Carlos Rodríguez Ruiz, uno scritto inedito che Tina Modotti scrisse all’inizio del 1932(1).
L’assassinio di Julio Antonio Mella avvenuto nelle strade della capitale messicana il 10 gennaio 1929 è stato uno dei più clamorosi delitti politici al mondo. Senza dubbio, tutti ricordano ancora i dettagli di quel crimine.
Mella è stato uno dei dirigenti più autorevoli dei movimenti rivoluzionari dell’America Latina: cubano di nascita, iniziò la sua militanza alla guida di gruppi studenteschi.
Grazie a lui, a Cuba fu creata l’Università Popolare per i lavoratori. Di lì a poco capì che il suo miglior servizio per la causa rivoluzionaria sarebbe stato dedicare tutto il suo sapere e le sue capacità alle lotte politiche ed economiche del proletariato. È stato uno dei fondatori del Partito Comunista di Cuba e uno dei più prestigiosi dirigenti del movimento antimperialista latinoamericano.
Nel dicembre 1925, quando era al potere Machado, sanguinario dittatore e agente di Wall Street, Mella fu imprigionato e iniziò uno sciopero della fame di 21 giorni. Quello sciopero fu uno delle forme di protesta più efficaci mai effettuate. A mano a mano che passavano i giorni e le condizioni fisiche di Mella peggioravano mettendone in pericolo la vita, imperava il terrore e la tensione cresceva non solo tra i cubani, ma in tutto il continente americano e anche oltre. La protesta delle masse fu così determinata che il presidente Machado si vide obbligato a cedere e a rilasciare Mella.
Ben presto però, quando Mella cominciò a riprendersi, iniziò la persecuzione contro di lui: Machado cercava vendetta per aver dovuto soccombere.
Mella subì diversi attentati fino a quando si vide costretto a lasciare Cuba. Andò in Messico dove subito si integrò al movimento rivoluzionario. Dedicò tutto il tempo alla causa degli operai rivoluzionari, organizzò gli emigrati politici cubani che vivevano in Messico, fondò un giornale per i lavoratori cubani che arrivò a Cuba per vie illegali, lottò contro l’imperialismo statunitense in America Latina, guidò il lavoro di altri gruppi di emigrati politici cubani che vivevano in altri paesi, fu attivo nel Sindacato Rosso del Messico, e collaborò attivamente con la sezione messicana del S.R.I.
Il 10 gennaio del 1929, quando alle nove di sera uscì dalla sede del Soccorso Rosso di Città del Messico a due isolati da casa sua, fu colpito da diversi proiettili e morì due ore più tardi. Prima di morire, menzionò il presidente Machado come responsabile dell’assassinio e pronunciò il nome della persona che sospettava essere l’esecutore del crimine.
La sezione messicana del Soccorso Rosso avviò immediatamente le indagini e riuscì a trovare prove concrete: di fatto, il presidente Machado aveva inviato due sicari professionisti dall’Avana a Città del Messico per commettere l’omicidio, e uno dei responsabili principali della polizia messicana che si era recato due settimane prima all’Avana sarebbe stato un complice importante di questo assassinio. Vi era stato persino un accordo tra l’Ambasciatore di Cuba e il governo del Messico.
Il Soccorso Rosso Messicano, il Partito Comunista Messicano, i sindacati, le organizzazioni studentesche di sinistra, le organizzazioni degli operai e persino avvocati e politici famosi reclamavano giustizia. Per diverse settimane il Governo del Messico ricevette proteste da tutto il mondo e dichiarò ipocritamente, per bocca della polizia, che il Messico non avrebbe riposato fino a quando il caso non fosse stato chiarito. Le istanze più importanti furono le seguenti: arresto e punizione dei vari cubani residenti in Messico accusati da Mella prima della sua morte, dimissioni di Valente Quintana dal suo incarico e rottura delle relazioni diplomatiche con il governo di Machado.
E invece cosa successe? L’unico cubano arrestato dalla polizia, l’organizzatore tecnico del delitto, fu rimesso in libertà dopo poche settimane per mancanza di prove; “Valente Quintana non solo non fu licenziato, ma addirittura fu nominato Capo della Polizia Centrale del Messico (senza dubbio un premio per la sua partecipazione al crimine), e tutte le manifestazioni di protesta della popolazione messicana furono sabotate e attaccate dalla polizia.
Per quanto riguarda la stampa borghese e il governo messicano, il caso a poco a poco scomparve dalla scena e solo il Soccorso Rosso e le altre organizzazioni rivoluzionarie insistettero con le loro instancabili denunce rivolte contro Machado e contro i complici del governo messicano. Ogni anno il 10 gennaio è, in tutto il continente americano, il Giorno di Mella, e anche quest’anno sono già stati fatti i preparativi per il terzo anniversario del suo assassinio, e da poco sono comparse alcune dichiarazioni pubbliche sensazionali sull’omicidio.
Una donna, la moglie di un cubano che frequentava gli ambienti criminali, voleva vendicarsi del marito che aveva minacciato di ucciderla. Il 3 novembre chiamò la polizia e raccontò con dovizia di particolari come Mella fosse stato ucciso. Accusò suo marito di esserne l’assassino. Tutto il suo resoconto confermò le accuse mosse al momento del crimine dal Soccorso Rosso. Le sue accuse sono state una dopo l’altra oggetto di indagine e tutte sono state confermate: un anno dopo, suo marito aveva ricevuto dall’Avana una somma di denaro che aveva prelevato da una certa banca in Messico (il prezzo che gli fu pagato per il crimine). È stato dimostrato, inoltre, come in seguito al delitto l’assassino avesse trovato rifugio nella casa di un altro cubano – quel José Magriñát – accusato da Mella poco prima di morire. Ora l’assassino è in carcere e sono spuntati diversi testimoni che confermano le accuse pronunciate dalla moglie dell’omicida.
La sezione messicana del S.R.I. chiese alle autorità messicane di far partecipare tre dei suoi rappresentanti alle indagini, ma il governo fascista del Messico respinse categoricamente tale richiesta.
Questa è un’ulteriore prova della complicità del governo messicano nell’omicidio premeditato dal dittatore cubano Machado. Invece di punire José Magriñát, l’organizzatore tecnico del crimine, il governo messicano lo rilasciò e lo protesse facendolo accompagnare nel porto più vicino dove prese una nave per Cuba. Senza dubbio, l’esecutore materiale del crimine avrà ricevuto la stessa protezione. Tra poche settimane la stampa borghese corrotta parlerà di nuovo del caso, ma sarà dato ogni tipo di aiuto all’assassino in modo che possa sfuggire alla vendetta del proletariato messicano. Questo proletariato non dimenticherà mai che Mella è morto per la causa rivoluzionaria internazionale.
Quest’anno, il terzo anniversario della sua morte acquisirà un nuovo significato: offrirà a tutte le sezioni del S.R.I. la possibilità di dimostrare ancora una volta e con nuove prove l’ipocrisia della “giustizia” borghese.
Tina Modotti
(1) Il testo, il cui originale fu scritto in inglese, si trova presso il fondo del SRI a Mosca ed è stato trasmesso all’Ambasciatore di Cuba da Cristiane Barckhausen-Canale, autrice del libro “Verità e leggenda di Tina Modotti” che vinse il premio Casa de lasAméricas nel 1988, all’Avana.
Articolo originale pubblicato sul sito dell’Ambasciata di Cuba in Italia.