Il 15 novembre è stato per Cuba il giorno del futuro e della speranza. Una piccola isola dei Caraibi lo ha scritto nella Storia, e lo ha fatto non con il denaro delle grandi banche né con quello di potenti multinazionali, ma con l’opera del suo popolo.
Cuba ha controllato la pandemia ed ha affrontato l’inasprimento del blocco economico, commerciale e finanziario degli Stati Uniti, comprese le ultime 243 nuove misure restrittive che negli ultimi anni hanno applicato indistintamente i due tradizionali schieramenti politici, mirate ad asfissiare e a rendere ingovernabile il Paese. Sono stati determinati, ma i loro sforzi non hanno potuto nulla e sono stati vanificati dall’amore e dalla pace dei milioni di cubane e cubani che hanno fatto di più per tenere unita la Patria.
Il 15 novembre sono arrivati nelle aule scienziati, medici, ingegneri, maestri, architetti, intellettuali e artisti, ufficiali e operai del futuro. Dagmar, Vérez, Marta, Tania e Yury, e poi tanti altri ricercatori che con Soberana, Abdala e Mambisa salvano Cuba e il mondo, insieme con gli elettricisti che lavorano per non far mancare l’elettricità, i soldati che hanno trasportato l’ossigeno, il medico che è restato al fianco del paziente ed ha sofferto con lui, si sono seduti negli stessi banchi, come le nostre bambine e i nostri bambini.
Ma il 15 novembre è stato anche la vittoria e l’omaggio di chi apporta tanta allegria. Basta pensare agli universitari cubani, più di un milione, e poi alla campagna d’alfabetizzazione del 1961 per salutare Fidel e Raúl.
Nel giorno della speranza sono ritornati i turisti, nonostante le campagne di diffamazione. Scelgono quest’isola perchè la sicurezza e l’ospitalità li tutela e l’ospitalità li protegge. Arrivano con più di 400 voli settimanali perchè Cuba è amata. Questa terra di valorosi si è dedicata alla pace e ci ha regalato questo 15 novembre.
Se la pace va scritta in versi, Cuba è la sua poesia.
Oscar Sánchez Serrae GM per Granma Internacional, 16 novembre 2021