di Oni Acosta Llerena, Granma, 3 febbraio 2022
Traduzione a cura del CENTRO STUDI ITALIA CUBA
Quando parliamo di pressioni ed egemonismo, non dovremmo mai fermarci alla superficialità che i più ferventi animatori di queste azioni spesso ci mostrano sull’argomento: adoratori della malvagità e artefici della manipolazione, si intendono di controllo dei danni – compresi quelli collaterali – e dal momento stesso in cui progettano qualche perversa campagna, già attivano le macchine della disinformazione. Per quanto riguarda l’industria del tempo libero e, soprattutto, della musica, queste manovre parallele spesso inviano falsi echi per nascondere il reale impatto che hanno su alcuni artisti in termini di sottomissione al vero dominio: il mercato.
La reazione inaspettata di alcuni musicisti stranieri che hanno rifiutato la loro partecipazione al San Remo Music Award che si terrà presto a Cuba, così come le loro dichiarazioni “cantinflaschiane” (con il permesso e il perdono di Mario Moreno, famoso attore comico messicano, in arte “Cantinflas”), sono un chiaro esempio di questa pressione, che gli interessati ovviamente negheranno davanti al loro pubblico. Davvero c’è ancora qualcuno che crede all’autenticità di queste storielle?
A questo punto, c’è ancora qualcuno che dubita che non ci siano state pressioni? Ora, in cosa consistono esattamente questi ricatti, che secondo tanti sarebbero infondati?
Nell’ecosistema musicale, l’artista non è solo il principale attore: con le nuove dinamiche e le attuali narrazioni costruite intorno alla vendita del prodotto – e non del talento, in tanti casi – il musicista non è più come “il pollo del riso con pollo”. E non lo è più, semplicemente perché qualcun altro verrà e prenderà il suo posto per soddisfare le voglie di un pubblico che, suggestionato da anni di ottime campagne di marketing, accetterà l’offerta che gli è stata messa sul piatto.
Questo ci porta alla semplice equazione per cui l’artista è più dipendente e schiavo di un certo mercato e dei suoi schemi, e non può essere il contrario: il mercato può cambiare le regole del gioco e si muoverà come riterrà, senza l’obblighi o impegni presi verso un determinato musicista perché, ripetiamo, ciò che si vende è un prodotto.
È esattamente ciò che è successo con i tristi protagonisti di Marras (città natale): non è che hanno ceduto per le minacce di un taciturno e obsoleto Youtuber di Miami, o perché altri malvagiamente complici hanno firmato una petizione illegale sui social network. No. Queste sono le cortine fumogene che distraggono dalla vera pressione che si esercita nei centri di potere e che vengono nascoste al grande pubblico.
È facilissimo comunicare a loro e ai loro manager, attraverso l’impresa che gestisce il prossimo tour estivo in America Latina, che potrebbero essere cancellati o che la partecipazione potrebbe essere sostituita con altro artista di maggiore importanza – e quindi una questione vitale per la loro sopravvivenza mediatica – anche se vengono a Cuba.
Se non osservassero queste due “piccole richieste”, gli artisti vedrebbero crollare i loro progetti, e le loro carriere subirebbero un colpo devastante. Quindi, il mercato e i suoi tentacoli non si misura solo dal successo in un teatro, ma deve essere accompagnato da un esteso sistema pubblicitario che potrebbe anche cancellarlo. Ci sono molti altri piccoli e grandi ricatti, e molti modi anche legali per condizionare le decisioni di alcuni artisti riguardo a Cuba, ma saranno oggetto di un altro post.
Articolo originale: Terrorismo musical contra Cuba